Articoli

Tutto sul nostro settore


April 4, 2014 Newsletter

Recentemente, alcuni ricercatori hanno evidenziato l’esistenza di una patologia fino a pochi anni fa sconosciuta e che, solo da poco, ha avuto un riconoscimento ufficiale. Mi riferisco alla Systemic Nickel Allergy Sindrome (SNAS). La clinica della SNAS è essenzialmente caratterizzata dalla comparsa di sintomatologia a carico della cute, con eczema da contatto anche in regioni del corpo che invece normalmente non entrano in contatto con il metallo.

Precedenti patch test (test allergologici) positivi per il nichel e l’ orticaria talora associata ad angioedema, disturbi rilevanti a carico del tratto intestinalecon dispepsia, meteorismo, coliche addominali, alvo alterno ( stipsi e dissenteria ), vomito e sintomi da reflusso gastroesofageo. I sintomi si presentano in occasione dell’ingestione di cibi ad alto contenuto di nichel. Pensate che questi sintomi, noi medici clinici attenti al problema delle intolleranze alimentari, li abbiamo osservati da diversi anni e li abbiamo correlati con disturbi legati all’ingestione di alimenti non tollerati. Ma certo, direste voi! Ma nessuno in passato si sarebbe sognato di descrivere tali sintomi e correlarli con il contenuto di nichel negli alimenti, per i soggetti particolarmente sensibili.

La diagnosi risulta più agevole se i sintomi compaiono dopo alcuni anni, nei soggetti con dermatite da contatto ( eczema da contatto ).La prima fase della diagnosi di SNAS è l’anamnesi, la raccolta attenta dei sintomi, le modalità, la frequenza e la durata dei disturbi, la relazione con i cibi e l’introduzione dei cibi ad alto contenuto di nichel, può orientare la diagnosi.

L’Istituto di Medicina Biologica e il suo staff da tempi non sospetti,si occupa di intolleranze alimentari e in particolar modo di intolleranza al nichel e al glutine. La collaborazione con un prestigioso Ente ospedaliero il San Matteo di Pavia, che da anni ci sostienenel campo dell’allergia e intolleranza alimentare, ci ha permesso di raccogliere dati che riguardano le intolleranze alimentari. La diagnostica clinica e di laboratorio è molto importante per porre una diagnosi. Un test determinante per al diagnosi, presente in 52 paesi del mondo, è il Test ALCAT®( Antigen Leucocitary Cellular Antibody Test ). È un test leucocito tossico, computerizzato e automatizzato che si esegue su sangue venoso, quindi occorre un prelievo di sangue e si analizzano quote di alimenti che reagiscono con le cellule del sistema immunitario innato, i Granulociti Neutrofili.

Le risposte che ne derivano, sono reazioni di tre gradi di importanza, dal grado 1,il meno grave, al grado tre, il più grave. Il test ALCAT®permette di ottenere una diagnosi di sensibilità agli alimenti, ponendo un ragionamento di gruppi alimentari che corrispondono agli alimenti risultati positivi al test. Dopo la risposta al test ALCAT®, segue una dieta a rotazione, eliminando quasitotalmente gli alimenti risultati intollerati con un grado di reattività medio alta, lasciando due o tre momenti di dieta libera durante al settimana, in modo da permettere una sorta di recupero del grado di tolleranza, che in qualche modo il paziente ha ridotto nel tempo. Il gruppo di collaboratori e medici, coordinati da IMBIO, ha da tempo raccolto diversi dati, sulle possibili reazioni dovute al cibo, come sostanza considerata “estranea” all’organismo e, messa in relazione con la comparsa di stati infiammatori. Ii sintomi che spesso sono raccolti dai nostri collaboratori, sono i più frequenti, colite, stipsi o dissenteria, mal di testa emicrania, dermatite non allergica fino all’orticaria fino all’artrite.

È da notare come i sintomi regrediscono, dopo una dieta a scarso contenuto di nichel, seguita per alcune settimane. Qualsiasi stato infiammatorio, non dovuto a cause specifiche o malattie diagnosticabili clinicamente e con analisi di laboratorio, è da ricondurre ad uno stato di “sollecitazione” infiammatoria dovuta dal cibo.
Di seguito potete osservare la raccolta dei dati da parte della dottoressa Cecilia Pedroni, del Master in Nutrizione Umana, Univ. Di Pavia e collaboratrice di IMGEP ( Istituto di Medicina Genetica Preventiva, di Milano ), coordinato dalla Dottoressa Carassai Paola, evidenzia come i dati sono a favore di un’ aumento della sensibilità al nichel degli alimenti.
Nei grafici che seguono viene mostrata la distribuzione dei pazienti IMGeP che hanno eseguito l’ALCAT TEST suddivisi per i Gruppi Alimentari di intolleranze: nichel, salicilati, lieviti, latte e derivati, frumento e nessuna/altro.

Recentemente abbiamo partecipato alla stesura di un libro “Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo”  Edito da Silvana Editore, con Tiziana Colombo, scrittrice e cuoca provetta. Nel testo si racconta il percorso clinico e diagnostico dell’intolleranza al nichel in modo piacevole e leggero, fino ad arrivare alla parte più importante, le 111 ricette, di piatti prelibati, con foto che li descrivono, tutte in originale che permettono di cucinare prelibatezze di alto livello, sena alimenti contenenti nichel. Una specie di guida dell’intolleranza al nichel, che ha colmato un vuoto, dando l’opportunità di avere una soluzione al problema intolleranza.

Il gruppo di lavoro di IMBIO e IMGEP è da sempre attento al problema intolleranza e alla ricerca di nuovi sistemi di diagnosi, che ci permettono di trovare al causa e la soluzione ai problemi legati alle intolleranze alimentari.

 



February 1, 2005 Newsletter

Durante l’inverno in nostro organismo ha bisogno apporto calorico, anche se non bisogna dimenticare che in questo periodo dell’anno, l’attività fisica si riduce. L’apporto complessivo di grassi deve essere lo stesso delle altre stagioni (circa il 25-30% del fabbisogno calorico giornaliero), e l’energia deve essere fornita essenzialmente dai carboidrati (cereali, pane e pasta).

Da preferire piatti a base di verdure di stagione, arricchiti con legumi, ricchi di proteine (e quindi ottimi sostituti della carne) e poveri di grassi. Anche i cereali (orzo, farro, riso, avena ecc) conditi con sughi a base di verdure forniscono all’organismo la giusta energia.
Pesce e carne, ricchi di proteine nobili, fondamentali per il nostro benessere, vanno sempre bene se cotti alla griglia e comunque senza grassi.
Zuppe, minestroni, passati di verdura sono alimenti fondamentali soprattutto durante l’inverno, sbizzarritevi con zucca, cavoli, verze, cavolini di brux, cipolle e patate.

Non dimenticatevi mai della frutta, fondamentale per il suo apporto di sali minerali e di vitamina C (presente negli agrumi, kiwi, ananas) utili nel prevenire le malattie da raffreddamento. Nel caso vi dobbiate sottoporre a terapia antibiotica (a seguito di bronchiti, tonsilliti o altro) non dimenticate yogurt e frutta fresca, necessari per reintegrare la flora batterica intestinale e i minerali.

L’inverno è la stagione nella quale i golosi possono soddisfare le loro voglie senza sentirsi troppo in colpa (a meno che non esistono patologie specifiche che inducano ad evitare l’assunzione di zuccheri). Concedetevi quindi di tanto in tanto la bevanda invernale per eccellenza, la cioccolata calda, consumata in modo ragionevole fa bene: agisce sulla serotonina, una sostanza prodotta dal cervello che controlla il tono dell’umore, allontanando depressione e tristezza.

Qualche raccomandazione infine riguardo l’alimentazione degli sportivi:

· Non saltate mai la prima colazione che deve essere, anzi, abbondante scegliendo alimenti a base di carboidrati (pane scuro, fette biscottate, gallette di riso ecc), zuccheri (miele, marmellata) e vitamine (spremute di agrumi) in associazione a yogurt o latte (vaccino, di soia, di riso ecc).

· A pranzo non abbuffatevi, meglio uno spuntino veloce per recuperare un po’ di energia: una fetta di torta o di strudel e della frutta fresca vanno benissimo.

· Se a metà pomeriggio vi viene fame o sentite il bisogno di bere qualcosa, una merenda a base di tè con biscotti o una cioccolata calda, o una barretta di cereali è preferibile ad un bicchierino di grappa, ricordatevi che l’alcol rallenta i riflessi e può alterare il meccanismo di termoregolazione.

Per sportivi o no, un integratore alimentare multivitaminico con aggiunta di minerali, è un ottimo modo per aiutare il nostro organismo ad affrontare freddo e malanni di stagione

dr.ssa Lorella De Mariani
Nutrizionista


Copyright by IMBIO 2017. All rights reserved.